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Il cammino

Il Cammino di San Marco è un cammino spirituale e di opposizione alla frenesia della modernità: la lentezza è infatti la vera destinazione, la chiave per la comprensione di sé stessi e del mondo circostante. Attraverso la navigazione fluviale o a piedi è possibile ricercare e discernere ciò che sta fuori e dentro entrando contatto con la vera essenza del territorio, intesa come natura e storia, relazioni umane, enogastronomia ed ospitalità. Il progetto nasce con lo scopo di proporre attraverso la viabilità lenta (il pellegrinaggio), un nuovo modello di turismo ecosostenibile che permetta di valorizzare spiritualmente, socialmente, culturalmente ed economicamente le aree circostanti il fiume Po, normalmente non interessate dai circuiti del turismo tradizionale.

Perché questo cammino?

Per raccontare il perché della creazione di questo percorso, lasciamo la parola a Monsignor Guido Gallese, Vescovo di Alessandria.

Perché ha pensato e proposto questo Cammino da Alessandria a Venezia?

«Lo abbiamo pensato e proposto perché sentivamo il bisogno di realizzare qualcosa sul territorio italiano che offrisse una bella opportunità partendo da quello che abbiamo sperimentato sui parecchi cammini che abbiamo fatto. Volevamo offrire un cammino nella natura, in un percorso poco battuto dall’uomo e non proibitivo, a cui potessero partecipare tutti: nessuna vetta da scalare, altrimenti sarebbe diventato troppo proibitivo. Il Cammino di San Marco si può percorrere in tre modi: a piedi, sul fiume o in bici (passando per la ciclabile Vento), pagaiando sul Po e sul Tanaro.

Che preparazione è richiesta? Ci risponde a questo quesito Carlotta Testa, a capo del team che si occupa di far fiorire il Cammino per conto della Diocesi.

Bisogna essere allenati per percorrerlo?

«Mi sento di dire che l’allenamento principale a cui bisogna essere pronti è quello della mente, del cuore e dello spirito. Non è richiesta una preparazione fisica e neanche di avere dimestichezza con la canoa. Certo, bisogna avere un minimo di capacità di nuotare e di stare a contatto con l’acqua, ma per il resto non è richiesto altro se non la capacità di sapersi adattare e saper cogliere il bello di questa esperienza, che non esclude la fatica fisica, il sole, il caldo, il dormire in semplicità per terra in una sala dell’oratorio. Anche perché la bellezza del Creato che osserveremo lungo il tragitto ci ripagherà di tutte le fatiche, così come la bellezza dell’esperienza di gruppo, di condivisione, di riflessione e di preghiera».

Il recupero di una dimensione autentica

In controtendenza con le logiche di questo tempo, l’uomo ha manifestato e manifesta il desiderio di fare esperienza di un tempo libero vissuto nella semplicità, nella natura ma anche nella ricerca di sé e dell’Altro. Il punto di forza della proposta è il recupero di una dimensione autentica, più intima e vicina al nostro essere, attraverso la riappropriazione del proprio tempo, del proprio corpo e dei propri sensi: mettersi in cammino significa rimettere in equilibrio spirito e corpo, armonizzarsi con la natura e tutto ciò che ci circonda; significa sviluppare una concezione nuova della propria esistenza avendo come immagine proprio il discepolo Marco le cui effige sono custodite alla metà di tutto il Cammino: la Basilica di San Marco a Venezia.